SI RITORNA IN PISTA
Luca
Cremonesi è un ciclista di Mairano, frazione del comune di Casaletto
Lodigiano, che anche quest'anno ritorna in pista con l'handbike: uno
sport in cui la bicicletta si pedala con la forza delle braccia.
Questo perché Luca, quasi 20 anni fa, ha avuto un incidente sul
lavoro cadendo da un'impalcatura per poi trovarsi sulla sedia a
rotelle; i medici gli avevano dato pochi mesi di vita, ma lottando è
arrivato fino ad oggi. Luca ha iniziato a praticare questo sport
circa 7 anni fa quando, un giorno navigando su internet alla ricerca
di sport per disabili, ha trovato l'handbike. A quel punto, tramite
degli amici, è riuscito a provarlo e da lì ha iniziato ad
allenarsi; col passare degli anni ha ottenuto degli ottimi risultati
come ad esempio nel 2013 quando ha vinto il giro d'Italia arrivando
primo, e nel 2015 quando è arrivato secondo agli Europei.
Tra
qualche settimana inizierà le gare, sempre supportato dalla moglie e
dai suoi quattro figli.
Per
Luca correre significa mettersi in gioco e dimostrare alle persone
che, anche se si è disabili, non si è più deboli e quindi si può
praticare ugualmente uno sport.
Nella
vita come nello sport si dice che ci sono gioie e dolori: quali sono
i tuoi dolori sportivi?
-
Potrei scrivere un libro! Però ti racconto quelli che per me sono i
più sofferti: il primo è quello di aver perso il Campionato europeo
per soli 16 punti; anche quello di essere stato uno dei quattro
italiani a essere stato scelto per la maratona di New York nell'anno
2012, ma già con il pettorale in mano e la sera prima della gara ci
hanno comunicato che la maratona è stata annullata per l'uragano
Sandy.
L'altro
rammarico è per una tappa del giro d'Italia, a Budrio, dove in una
curva a una velocità di 28 all'ora ho perso il controllo
dell'handbike e sono andato a finire contro il marciapiede così ho
perso la tappa a soli 30 m dal traguardo e i punti che non ho
guadagnato nella classifica li ho avuti cuciti sul mio gomito... Un
altro “dolore” è avvenuto nei primi anni di corse quando ho
fatto 600 km per arrivare in Francia, e al VIA del giudice mi si è
rotto il pedale. Conclusione? Mi sono dovuto ritirare.
-
Invece qual è il tuo dolore e la gioia più grande nella tua vita
non sportiva?
Il
mio dolore più grande della vita “non sportiva” non è tanto il
fatto di essere diventato disabile, ma mi pesa di più non riuscire a
fare il lavoro che facevo (il fabbro); le gioie nella vita sono
tante, ma in particolare sono mia moglie e i miei figli.
Sara
Cremonesi
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